Tamoxene compresse rivestite Tamoxifene Citrato

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Altri effetti collaterali di tipo generale sono rappresentati da intolleranza gastrointestinale, sensazione di capogiro, rash cutaneo e, in qualche caso, ritenzione di fluidi e alopecia. Negli studi di tossicità sul ciclo riproduttivo nel ratto, coniglio e scimmia, il tamoxifene non ha mostrato potenziale teratogeno. Gli studi effettuati sugli animali hanno mostrato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Sebbene non sia stata stabilita alcuna relazione causale con il farmaco, sono stati segnalati pochi casi di aborti spontanei, anomalie congenite e morti fetali in pazienti che avevano assunto Tamoxifene EG.

” La cosiddetta terapia adiuvante è una terapia ormonale indicata nei casi di tumore al seno ricettivo agli estrogeni nella fase post-intervento, sia per le donne in pre-menopausa sia per quelle in post-menopausa. Gli estrogeni sono ormoni normalmente prodotti nelle ovaie della donna in età fertile. Con l’arrivo della menopausa, si verifica un cambiamento fisiologico per cui questi ormoni non vengono più prodotti dalle ovaie, che smettono gradualmente di funzionare, bensì dal tessuto adiposo. Il livello degli estrogeni in questa seconda fase si stabilizza a un livello più basso. Naturalmente, questo riarrangiamento comporta dei cambiamenti, che non devono essere necessariamente visti in modo negativo, basta che ci sia il supporto necessario per una corretta nutrizione e il mantenimento, o l’incremento, dell’attività fisica quotidiana. Il tamoxifene è un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERM) che viene utilizzato principalmente nel trattamento del tumore al seno ormono-dipendente in fase iniziale e avanzata.

  • Tali controindicazioni valgono anche per la successiva fase di allattamento al seno.
  • L trattamento con il tamoxifene è prescritto per cinque anni, anche se alcuni oncologi lo prescrivono per due anni e altri a tempo indeterminato.
  • Mentre il farmaco può prevenire con successo il cancro al seno per molti, può anche aumentare il rischio di ictus, cancro uterino o problemi di coagulazione del sangue in altri.
  • Gli esperti raccomandano di mantenere uno stile di vita sano durante e dopo il trattamento con tamoxifene.

Questo significa che può avere effetti antagonisti o agonisti sugli estrogeni, a seconda del tessuto bersaglio. Nel cancro al seno, il tamoxifene agisce come un antagonista degli estrogeni, bloccando l’azione di questi ormoni sulle cellule tumorali. Questo farmaco è utilizzato principalmente nel trattamento del cancro al seno, ma può essere utilizzato anche per trattare altre condizioni, come l’infertilità femminile e il ginecomastia negli uomini. La terapia a lungo termine, necessaria per il trattamento del carcinoma mammario, espone la paziente a numerosi effetti collaterali legati all’assunzione di tamoxifene.

L’endometrio, infatti, come la ghiandola mammaria o l’ovaio, risponde ciclicamente all’azione degli ormoni sessuali femminili, estrogeni e progesterone. Nella donna in età fertile tali ormoni fanno proliferare e maturare ogni mese l’endometrio stesso, predisponendolo a un’eventuale gravidanza. La maggior parte delle cellule tumorali risponde a questo trattamento nella fase ormono-sensibile. Tuttavia alcune cellule, in particolare nelle fasi avanzate di malattia, proliferano indipendentemente dalla stimolazione ormonale e non rispondono alla terapia. Tali cellule possono addirittura autoprodurre i propri androgeni, tramite un meccanismo autocrino, o presentare mutazioni del gene per il recettore degli androgeni (AR). La conseguenza è una proliferazione pur in presenza di concentrazioni molto basse di ormoni maschili.

Il tamoxifene agisce bloccando l’azione degli estrogeni, ormoni femminili di cui alcuni tipi di tumore al seno hanno bisogno per poter crescere. Nel trattamento a lungo termine, gli effetti collaterali segnalati sono meno frequenti o meno gravi rispetto a quelli osservati con androgeni ed estrogeni. Si descrivono di seguito gli effetti collaterali più comuni e anche i meno frequenti, mentre sono stati tralasciati gli effetti collaterali molto rari.

Quando si effettua la terapia ormonale per il tumore della prostata?

Gli inibitori dell’aromatasi posso essere utilizzati anche dalle donne in premenopausa, ma necessariamente in associazione con un farmaco della classe degli LHRH analoghi agonisti (triptorelina, goserelin, leuprorelina acetato), poiché altrimenti non potrebbero funzionare. Il tamoxifene è usato nelle donne che non hanno ancora affrontato la menopausa o in quelle che l’hanno già superata ma che, per varie ragioni, non possono prendere gli inibitori dell’aromatasi. La condizione per l’uso di questo prodotto, anche nei rari casi in cui il tumore al seno colpisce gli uomini, è comunque sempre la presenza sulla superficie delle cellule tumorali dei recettori ormonali, non necessariamente quelli per gli estrogeni ma anche quelli per il progesterone. Per la miopia e la sua correzione chirurgica, in genere non vi sono controindicazioni, e gli effetti collaterali del tamoxifene a questo livello sono rari. In passato, il tamoxifene è stato sperimentato come trattamento per le emicranie, comprese quelle con aura legate al ciclo mestruale. Tuttavia, sono stati anche riportati casi di insorgenza di emicrania in associazione all’uso del farmaco.

Interazioni Farmacologiche: Farmaci che Inibiscono il Tamoxifene

La possibilità di eventi avversi gravi nei lattanti indica che l’allattamento deve essere interrotto durante la terapia con tamoxifene. Tamoxifene non deve essere somministrato in caso di gravidanza (vedere paragrafo 4.6). Ciascun individuo risponde alla terapia in maniera diversa a seconda della propria sensibilità nei confronti del farmaco, perciò, non è detto che gli effetti avversi si manifestino tutti e con la medesima intensità in ogni paziente. Teoricamente un sovradosaggio dovrebbe manifestarsi con un’esaltazione degli effetti collaterali di tipo antiestrogenico. Quando tali effetti collaterali sono gravi, è possibile controllarli attraverso una semplice riduzione del dosaggio senza influenzare la risposta al trattamento.

Tamoxifene è un antiestrogeno in grado di bloccare l’attività degli estrogeni a livello delle cellule mammarie, rallentando la crescita delle cellule tumorali oppure aiutando a prevenire lo sviluppo e le recidive di cancro al seno. Dopo un intervento chirurgico al seno, quando iltumore viene riconosciuto estrogeno-correlato, scatta la prescrizione di Tamoxifene, un farmaco inibitore degli estrogeni, in grado di rendere meno probabili le recidive. Sarebbe opportuno oggi che il medico avesselibertà di scegliere, caso per caso, se e quando tale terapia sia importante o possa invece fare ancora più danni. Un’altra alternativa è rappresentata dai farmaci anti-HER2, come il Trastuzumab e il Pertuzumab, utilizzati per trattare i tumori al seno HER2-positivi. Infine, per i tumori al seno triplo-negativi, possono essere utilizzati diversi approcci, tra cui la chemioterapia, la radioterapia e, in alcuni casi, la terapia ormonale.

Fertilit�, gravidanza e allattamento

Altri farmaci che possono interagire negativamente con il tamoxifene includono alcuni tipi di farmaci per il cuore, come la warfarina, e alcuni farmaci https://www.crewsguitars.co.jp/steroid-it/11079/melanotan-2-10-mg-peptide-sciences-9/ per l’epilessia, come la fenitoina. Anche alcuni integratori alimentari, come il succo di pompelmo, possono interagire con il tamoxifene. La ricerca ha coinvolto 500 donne con cancro della mammella non invasivo (carcinoma duttale in situ, carcinoma lobulare in situ, iperplasia lobulare atipica) già sottoposte a intervento chirurgico ed eventuale radioterapia. Le pazienti sono state suddivise con metodo statistico in due gruppi, o “bracci”, rispettivamente trattati con basse dosi di tamoxifene o placebo per tre anni, e seguite per un periodo di follow-up di circa 5 anni. La durata del trattamento con tamoxifene varia in base al caso specifico, ma generalmente si estende per un periodo di 5-10 anni.

Il modulatore selettivo del recettore degli estrogeni tamoxifene deve essere somministrato per un periodo che può estendersi sino ai 10 anni successivi al trattamento di alcuni tipi di tumore al seno, secondo le linee guida aggiornate dalla American Society of Clinical Oncology (ASCO). In conclusione, è importante tenere conto anche degli effetti collaterali prima di prescrivere la terapia ormonale alla singola paziente ed è altresì importante che la paziente si confronti periodicamente con l’oncologo. I risultati con tamoxifene a basso dosaggio forniscono un altro chiaro esempio di come la dose precedentemente utilizzata di uno dei farmaci più utilizzati in oncologia clinica, fosse eccessiva, perlomeno per la prevenzione di recidive nelle forme non infiltranti di tumore. La terapia va assunta per 5 anni dopo l’intervento chirurgico oppure in sequenza dopo 2 o 3 anni di tamoxifene, per un totale di 5 anni di ormonoterapia.

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